era una volta...
Quante storie cominciano così? molte,ma non questa!
A qualcuno dispiacerà, qualcun'altro si sentirà sollevato... ma dopo tanti anni passati dietro il bancone di un bar una cosa l'ho capita: Non puoi mai accontentare tutti.
il bello d avere un locale? conosci un sacco di gente.. il brutto? sono tutti pazzi!
Già... faccio il barista e ne ho di storie da raccontare.
ma questa è la piu bella di tutte!
Tutto cominciò quel lunedi...
-" Bella liiii... fammi il solito Oste!!!!"...
Quante storie cominciano così? molte,ma non questa!
A qualcuno dispiacerà, qualcun'altro si sentirà sollevato... ma dopo tanti anni passati dietro il bancone di un bar una cosa l'ho capita: Non puoi mai accontentare tutti.
il bello d avere un locale? conosci un sacco di gente.. il brutto? sono tutti pazzi!
Già... faccio il barista e ne ho di storie da raccontare.
ma questa è la piu bella di tutte!
Tutto cominciò quel lunedi...
-" Bella liiii... fammi il solito Oste!!!!"...
43 Comments:
"il solito... nn credo di averti mai visto qui!"
"come no...fammi il solito...bellaaaa..."
"ci risiamo, un'altro degno abitante di questa strana giungla chiamata MAIDIREBAR... dunque, come tuo solito posso consigliarti un Cuba, una Super, un Gin Lemon..."
"non se ne parla nemmeno...io voglio...
Fu in questo istante che il suo tono cambiò, una variazione sottile, difficilmente percettibile, ma sufficiente per far si che l' Oste capisse che non si trovava davanti il solito ragazzetto confuso da qualche bicchiere di troppo...
non aveva prestato troppa attenzione al suo ospite, un ragazzetto magro, vestito come tutti, erano da poco passate le otto quando era entrato nel Bar, e l'Oste non aveva trovato motivazioni sufficienti per dedicargli un' attenzione che andasse altre alla semplice formalità.
Fino a quell' istante.
Alcune settimane dopo, nel buio della stiva della Santa Fè, avrebbe ripensato a quel loro primo incontro si sarebbe pentito di non averlo buttato fuori a pedate nel culo!
ma all'epoca sembrava tutto dannatamente normale.
"voglio 2 minuti del tuo tempo" aggiunse il ragazzo.
L'Oste non fece in tempo a chiedere "per qual motivo giovincello?" che l'ambigua porta del bar si aprì nuovamente...La figura di un uomo affascinante lluminò il Maidire; medioalto, pelato, con baffi e occhiali, una salopette blu e una chiave inglese nella tasca posteriore.
L'Oste partì con i convenevoli:"Buongiorno...dica pure" L'uomo, ostentando sicurezza e sfoggiando un accento milanese puro disse;"Salve, il mio nome è Zaio...Zaio Joe...e sono l'uomo che fa per voi"
L'Oste, attivato il neurone del turno di notte, basito domandò a quel personaggio carico di carisma "mi scusi, e chi sarebbe cortesemente"...
Il semidio rispose"Zaio, Zaio Joe, lo 007 delle tubature, baronetto di sua maestà Mario Bros...sono qui per avvertirvi dell'arrivo di un losco individuo...La Fayna"
Quasi a farlo apposta, il cd masterizzato di De André che stava girando fino a quel momento arrivó alla fine lasciando il bar in un surreale silenzio. Nemmeno il traffico milanese sembrava riuscire a farsi spazio quella notte in via Savona.
'Averlo quel cd in questa dannata stiva!'
l'Oste mormorava tra i denti tempo dopo,
'almeno sta cazzo di interminabile attesa mi passerebbe'
O almeno avrebbe colmato i silenzi della persona sdraiata accanto a lui.
Il maledetto, o la maledetta per quanto potesse saperne, pareva essere totalmente indifferente alle sue domande, alle sue grida e ai suoi sfoghi di rabbia.
Nel buio, l'unica cosa che pareva essere certa del suo vicino, era lo strano, pungente odore che riusciva a farsi strada perfino tra la puzza della stiva.
Ma questo stava succedendo molto dopo, o forse non sarebbe mai successo se nel silenzio del bar Zaio Joe non avesse fatto la cosa piú improbabile in quel momento.
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"ok joe.... lo sappiamo tutti che arriverà il fayna..."
detto questo l'oste gettò con gesto abitudinario lo straccio con cui stava asciugando i bicchieri che nel surreale silenzio fece un tonfo umido
e versò del jack davanti al sorridente avventore.
"no stavolta arriva per davvero!"
Una perfetta fila di denti scintillanti si fece strada sul volto di Zaio.
poi lentamente senza togliere lo sguardo dall'oste infilò una mano nella tasca centrale della salopette...
black out. di colpo la porta si apre. un uomo sui 30 40 anni entra sbuffano l'ultimo tiro di una sigaretta senza filtro. "com'è possibile?" si chiede l'oste,"fuori ci sono 4 gradi e questo se ne va in giro in canotta!" l'uomo saluta i pochi presenti con un sorriso di circostanza e con ironia mormora:" cos'è? non avete pagato la bolletta?" intanto dalla cucina lo chef riallaccia la corrente...
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By bullx:
le pupille reagiscono, infastidite dalla violenza della luce che spazza via la penombra, ciascuno degli attori riprende coscienza di ciò che sta accdendo sul palcoscenico.
l'ultimo arrivato si compiace, la sua triste messa in scena sta per cominciare anche stasera...non è venuto solo ma ha portato con se i fantasmi dei suoi mercenari e dei suoi eterni nemici.
le sue avventure sono di carta, ritagliate da riviste o rubate da pagine di giornali, masticate, triturate, ruminate, fino a diventare vita vera, ricordi, leggenda...o quasi.
lo sa bene che la sua storia interesserà solo lui, gli altri attori li prenderà in prestito, rubando attimi di finta attenzione, poi se ne andrà cercando nuove riviste da masticare su altri palcosenici.
zaio joe è sul palco ma è come se non ci fosse.
ubriacone visionario.
porta sempre con se la sua bolla di sapone, legata ad un filo...
è li che stà il suo mondo, nella bolla e lì si può rifugiare quando gli va, quando fa troppo freddo o troppo male...
gli altri attori sono buffoni da prendere in giro, sfortunati che non sapranno mai la verità, piccoli, ma non c'è posto per loro nella sua bolla.
jack.
il ragazzo vestito come tutti e l'oste sono collegati da un filo, il pubblico apsetta una battuta, il tempo è distorto, scorre leggermente più piano, gli occhi non si mollano percorrono il filo in senso opposto penetrando gli uni negli altri.
il ragazzo vestito come tutti non è uno dei personaggi della storia, è un attore nuovo, un ruolo nuovo, una maschera che non si era mai vista.
finalmente l'oste decide di rompere il silenzio, distoglie lo sguardo , solo per un istante poi dice:
"signori, si chiude..."
muoino le fiocche luci del locale, il registratore di cassa esala l'ultimo sospiro, il riscaldamento centralizzato di colpo si fa freddo, i bicchieri rotti della sera si apprestano a una degna sepolture e le saracinesche urlano nella notte per l'ultima volta e si concedono un sano e degno riposo.
La notte è l'unica a star sveglia come se vegliasse sul locale e per le strade deserte le uniche forme di vita sono l'oste che si appresta a ragiungere la sua dimora e gli ultimi clinti barcollanti che nn sapranno mai se raggiungeranno casa...
Il vento soffia e nel buio della citta, qualcosa o qualcuno, dietro l'angolo, sa già che la sera dopo quel locale sarà il suo
CAMPO DI BATTAGLIA, qualcuno o qualcosa sa già che fra 24 ore la sua sete di sangue e vendetta potrà sfogarsi in quel locale...
e così, ignari di tutto, i protagonisti del mai dire bar si lasciano andare al solito e banale riposo notturno...forse il loro ultimo sonno di vita...
l'oste infila con gesto distratto la chiave nel portone, passa la mano libera sulle tasche esterne del giubbotto, dei jeans, di nuovo giubbotto stavolta in modo piu meticolso.
"cazzo il cellulare..."
una gran quantità di fiato esce violentemente dalla bocca trasformandosi in denso fumo nella notte invernale. se qualcuno avesse potuto respirare quell'aria avrebbe sicuramente percepito tracce di tabacco, rhum e sangue. lo stesso che ora scende caldo sulle tempie e impasta i capelli. lo stesso che gocciola dalla chiave inglese e brilla nelle gialle luci dei lampioni. black out.
"Vacci piano Fayna! mica devi ammazzarlo.. ci serve vivo!"
"almeno la prossima volta che gli chiedo 2 minuti di tempo mi ascolta questo stronzo!"
“Eh tu, piantala di piangere! ”
Stretta in un maglione verde , non può trattenere i singhiozzi. Silenziosa complice di un gesto folle, si sorprende ad un tratto sprovvista di coraggio. L’oste richiama a sè i suoi sensi, spinge lo sguardo che si fa strada arrancando, risale i jeans blue scuro, fino a riconoscela, Lara.
Lara: che "una media chiara e un montenegro" il giovedì e il venerdì dopo il corso, Lara che “tutto bene, grazie“, Lara che da anni è Lara e basta , ora stringe in mano un cellulare che non smette di ridere.
-“Cazzo Lara, spegni quel telefono e liberatene”-
Incapace di riprendere il controllo Lara porge il telefono all’oste che ha solo la forza di uno sguardo al display e di una parola -“…
era rimasto solo, nessuno si era accorto di lui.nessuno.e allora che ci faceva li, che cosa aveva bevuto, mangiato...beh per quello niente, come al solito lo chef si era dimenticato della sua seppurventilata e con un briciolo di fiato rimastogli in corpo, ordinazione.e adesso, adesso che nn c'era piu' nessuno in quel bar, adesso che le luci erano spente, adesso che le cler erano abbasstae, adesso che sentiva freddo,e adesso?che bello il freddo, che bella e strana sensazione, una sensazione che nn provava piu' da diverso tempo.
"abbandonato di nuovo" pensava"abbandonato in un luogo nn mio"comincio' ad aggirarsi tra i tavoli, tra le sedie...!AHIA" grido'.un pezzo di vetro minuscolo gli si era conficcato nel tallone, nudo e sporco."cameriere incapaci!"si tiro' su le maniche e comincio a lacerarsi la carne con le sue lunghe ed affilate unghia alla ricerca spasmodica di una sluzione anche se la cosa lo faceva soffrire come nn mai."tolta!".
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vaniglia.
era questo l'odore di lara. ora che la sua mano era cosi vicina poteva riconoscerlo distintamente. la testa pulsava ancora ma quel delicato aroma in mezzo a quel fetore e a quella solitudine alleviava la sofferenza.
ma una nuova emozione stava salendo dal suo stomaco, contorcendosi e spingendo.
nausea...la luce verde del display non lasciava molto spazio all'immaginazione
e un nome dimenticato e sepolto nella memoria ora brillava davanti ai suoi occhi.
"non è possibile..."
cornetta rossa e poi.silenzio.
“io…io non volevo…” sussurrò Lara tra le lacrime, non dando importanza a quel nome che lampeggiava sul display.
In quel momento nella stanza buia c’erano solo lei e l’Oste, quel ragazzo che Lara aveva osservato per mesi, che aveva cercato di conoscere e di capire, quel ragazzo che non si era mai degnato di farle un sorriso.
Ora lui è steso a terra con il sangue che scorre caldo sul viso ed ha in testa solo quel nome, sepolto nella sua memoria e tornato a galla in un momento surreale come questo..
Lara è al suo fianco e non riesce a credere a ciò che è arrivata a fare, lo sente distante, ancora più lontano di prima.
Ma nei suoi occhi ora non c’è odio né rancore solo dolcezza e malinconia nel ripercorrere distrattamente i ricordi che lo legano a quel nome sul display.
I complici di Lara sono fuggiti nella notte senza accorgersi che lei, invece, era come pietrificata davanti a quel ragazzo che solo molto tempo dopo capì essere colui che le avrebbe salvato la vita.
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bene. potete tirare un respiro.
vi abbiamo presentato uno svariato campionario di personaggi, troppi qualcuno starà pensando, ma non temete ognuno troverà il suo posto in questa storia. troppi tasselli sono ancora da posizionare.Chi è il misterioso barbone rimasto chiuso nel locale? cosa nasconde Lara e cosa realmente la lega all'oste? dove li sta portando la Santa Fè...
molti eventi dovranno ancora essere raccontati. storie di amori e di rivalità, di rapimenti e di eroi, di risate e lacrime.
ogni cosa a suo tempo!
"la ferita sembra essersi rimarginata e ho cercato di pulire il sangue..."
"grazie." passandosi una mano tremolante sul capo avvertì la presenza di un'abrasione che lo fece sussultare ma tutto sommato non si trattava di nulla di preoccupante. moltissime domande vagavano nella sua mente.
ora pretendeva le risposte.
"Lara... mi vuoi dire che cazzo sta succedendo???"
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"Lara... mi vuoi dire che cazzo sta succedendo???"
lo sfondo si infrange in un istante, e i minuscoli pezzettini precipitano cancellando la stiva, quegli occhi e il sangue.
la mente di Lara, ora, è in un punto diverso del tempo e dello spazio, parecchie settimane prima, su un ponte, di notte sotto il quale scorrono dritti, silenziosi binari...
è uguale a sè stessa, all'apparenza, ma non riesce a riconoscersi, come a volte capita in sogno.
la luce gialla dei fari illumina i graffiti sulle pareti del ponte, grovigli di colori e di rabbia che si mescolano senza senso creando un'atmosfera aliena.
i due uomini che parlano con lei fanno paura, coi loro cappotti pesanti e gli occhi che si muovono veloci nell'ombra...fanno paura ma il gioco sta funzionando, le loro menti semplici seguono i fili del suo piano, è facile accorgersi dei propri errori perchè diventano aggressivi, è facile correggere le parole e fare promesse a cui loro vogliono credere.
psicologia spicciola, Lara è più brava di quel che pensasse a dominare la paura e sembrare sicura di sè...tutto fila liscio, non sembra vero.
i due uomini si allontanano nel senza voltarsi, inghiottiti dal freddo e dalla notte.
"Lara...Lara... mi vuoi dire che cazzo sta succedendo???"
continua a ripetere l'Oste.
Nemmeno Lara riusciva credere che tutto questo fosse successo davvero.
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un sorriso apparve lieve sulle sue labbra sottili, il fayna, infilò l'ennesima moneta da 50 centesimi nella rumorosa lavatrice.
"credeva davvero di poter mettere in piedi una messainscena come quella senza farsi scoprire..."
ripercorreva l'ordine degli eventi, dalle prime telefonate anonime, in cui la voce della femmina riusciva a stento a nascondere il tremore, agli incontri sul ponte in cui lui e joe giocavano a fare i criminali da quattro soldi, fingendo di essere incapaci di gestire la situazione.
tirava abilmente i fili, il fayna e tutto si muoveva come previsto nel suo teatrino...
Si crogiolava richiamando alla mente i particolari del suo raggiro, il modo in cui aveva scoperto dettagli sulla vita di lara, il suo indirizzo, il suo lavoro, i suoi orari...
e la crescente curiosità nello scoprire che quell'essere all'apparenza fragile stava mettendo in gioco una posta davvero alta...
che si illudeva di avere in pugno la situazione di essere l'unica a sapere e a controllare il gioco.
Ma il fayna era diventato un ombra, scivolava dentro e fuori dalla vita di lei, inosservato, poteva entrare e uscire come voleva, portandosi dietro le informazioni che gli servivano e abbandonando indizi per pilotare la sua preda...
ancora una moneta...il rumore sordo della lavanderia riporta l'attenzione del fayna al mondo reale.
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"non doveva andare così... cazzo non doveva andare così...figli di puttana..."
la rabbia usciva ora filtrata dai denti stretti di Lara. si senti una stupida ma il suo spirito orgoglioso scacciò subito quella sgradevole sensazione.
avrebbe fatto i conti con la sua coscenza piu tardi.
ora guardava l'oste sentendosi vittima e carnefice allo stesso tempo. gli doveva delle spiegazioni.
"ho combinato un gran casino..."
cala il sipario. è il momento di riporre le maschere nei cassetti.
l'attore lascia il posto all'uomo e le parole si fanno sincere.
"ho trovato quel telefono nel tuo locale... pensavo di darlo a te. ero contenta di farlo mai poi quando mi sono avvicinata al bancone si è messo a squillare ...ho risposto, così... d'istinto... e sono uscita. quello che ho sentito non mi fa dormire da settimane.poi ho scelto te... non potevo farcela da sola e se io ti avessi dato un secondo prima quel maledetto telefono a quest'ora ci saresti solo tu in questo casino! non era giusto capisci??"poi raccontò all'oste degli incontri segreti, di come sconfiggeva la paura e di come credeva di poter condurre il gioco a suo piacimento. il gioco questa parola ora entrava nelle orecchie dell'oste come un pugnale.
ma prima egli potesse esplodere in una qualsiasi reazione un potente boato squarciò il silenzio. la sirena della nave annunciava l'arrivo al porto.
Zaio joe era un presuntuoso, sapeva di esserlo e di esserlo sempre stato. Anche da bambino non riusciva a tenere chiusa la bocca, anzi, pareva sempre volerle dar fiato nel momento peggiore. Pero' mai come questa volta si era sopravvalutato...
'cazzo, io me la cavo sempre...'
diceva gettando a terra l'ennesimo cerino che non voleva proprio saperne di accendersi.
'...pero' stavolta sto proprio cagando fuori dalla tazza, cazzo!'
Fayna non avrebbe proprio dovuto rifilargli una seccatura del genere, proprio no. Dopotutto erano d'accordo. Beh ok, almeno fino a quel dannato imprevisto.
Ma adesso mentre il suo socio si stava allontanando via mare, era lui a camminare in mezzo alla nebbia su quei dannati binari.
'e senza nemmeno un diavolo di accendino, maledizione. Io che sono il polmone perfetto da nicotina, direttore d'orchestra di catrame e faringe!'
Zaio joe non aveva idea di quanto fosse distante La Centrale da quel maledetto ponte dove era iniziato tutto, ma non poteva certo girare per strada con tutti quei dannati sbirri sempre li a guardarlo male.
'FANCULO!!'
Ed anche l'ultimo cerino cade inutile nella nebbia.
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lochef74 ha detto...
all'improvviso una luce. "altolà!" urla la luce. senza neanche pensarci il Zaio corre. Corre come aveva fatto altre mille volte. Corre per salvarsi. Corre per scappare. Quante altre volte aveva corso per lo stesso motivo? E quante per altri? era talmente abituato all'adrenalina che lo spingeva,all'annebbiamente del pensare,al cuore in gola, che ormai le gambe che lo avrebbero portato ovunque. in salvo da quella maledetta luce nella nebbia che continuava a gridare bestemmie ed ordini.....ordini? l'unica persona che poteva dare ordini a zaio era zaio...
era talmente intento a mettere piu' distanza possibile tra se ed il suo inseguitore che a malapena si accorse del rumore...
"cazzo un treno!"
Altre luci. Il rumore ora esplode. l'aria colpisce Zaio Joe con uno schiaffo in pieno viso.
E il treno sfreccia sul binario accanto al suo.
Il suolo vibra sotto i suoi anfibi. cento volti sfrecciano nel rumore, invisibili a Zaio per la velocitá cosí come lui lo é per loro. poi tutto finisce e restano solo due luci rosse che si allontanano nel bianco.
"un treno cazzo..."
la porta della stiva si aprì lentamente producendo uno stridore crescente,sembrava quasi voler prolungare ancora per qualche istante quella assurda situazione.
L'oste ora metteva insieme i pezzi di un intricato puzzle che cominciava a prendere forma nella sua mente.
la domanda che si faceva largo tra i pensieri era scappare o vedere che succede....
basta uno sguardo e un lieve cenno della testa per farsi capire da lara.
Lui entra piano, una sagoma scura con i bordi incendiati dalla luce del giorno che si scontra con la densità dell'aria e del buio.
Lui entra piano, tranquillo, come se stesse compiendo un operazione meccanica, fatta un milione di volte.
appoggia qualcosa a terra, armegga con una borsa che tiene appesa al collo.
L'Oste e lara non respirano, continuano la loro recita di dormienti, tenendo gli occhi socchiusi quel poco che basta per permettere al modo esterno di entrare un poco.
trattengono entrambi il respiro sperando che il battito frenetico del loro cuore non venga udito in tutto quel gelido silenzio.
Lui spinge l'ogetto sul pavimento verso di loro, rumore di qualcosa di metallico che rimbalza al suolo, poi si volta e fa per andarsene.
in quel momento un raggio di sole colpisce il suo volto e illumina un sorriso eloquente.
non ha bisogno di parole per dire che sa tutto, sa della recita, degli occhi socchiusi, del cuore che scoppia.
e sa della paura.
"mangiate", dice una tiimo prima che la porta, sbattendo, uccida la luce.
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l'ipotesi della fuga era dunque scartata. non avrebbe affrontato il suo carceriere. era fin troppo chiaro che non avrebbe avuto speranze nel fronteggiare quell'energumeno.
Lara era lì. silenziosa, forse impaurita.sicuramente ferita.
sperava di uscirne pulita, di poter tornare alla vita di sempre, ma ora si trovava imprigionata insieme a colui che voleva incastrare.una scintilla brillò nell'occhio dell'oste, forse poteva volgere questa situazione a suo favore.il senso di colpa di lara o semplicemente il timore di una reazione violenta poteva fare di lei un'ottima collaboratrice.
"lara, ascoltami...dobbiamo andarcene di qui"
"e come pensi di fare? non sai nemmeno dov'è "qui""
"è proprio quello che intendo scoprire!"
il piano sembrava aver funzionato.
la gomma da mansticare inserita nella ferritoia della serratura ha svolto il suo improvvisato dovere.
il forte tonfo della porta aveva ingannato il carceriere.
nemmeno lara si era accorta di nulla:"ma quando..."
"quando la porta si è apera la luce ha rivelato la vera grandezza della stanza. come avrai notato è molto piccola, è stato semplice a quel punto allungare la mano nel cono d'obra che si è creato tra la luce esterna è il buio interno!
ora vediamo questa nave!"
il baso soffitto, la radica che ricopre le pareti,l'odore salmastro, le reti."un peschereccio!"
voci agitate, nervose."dobbiamo tornare indietro ti dico!"
"no!Zaio se la caverà"
"fanculo! non lo lascio agli sbirri!!"
colluttazioni. pugni, sputi, insulti.poi un sordo rumore.
restano in ascolto.
il motore improvvisamente accellera come colpito da improvvisa furia.
uno sgurdo da un oblo accanto a loro li fa sussultare di gioia.la barca sta virando velocemente in direzione del porto.
"il cellulare! Lara, dammi il cellulare!" l'Oste ha visto giusto: ora che si trovano vicino a terra è tornato il segnale. Gli trema la mano mentre digita l'unico numero che la mente sconvolta gli suggerisce.
Il telefono nel MaiDireBar non squlla a lungo a vuoto.
"Chi parla??" Una voce che sembra provenire dall'oltretomba, tanto è roca. Si fonde con la musica di de andrè("ma chi ha riacceso lo stereo?") e l'Oste
non riesce a riconoscerla. "Sono l'Oste, senti ma tu..." "l'Oste?" lo interrompe la voce. "dove cazzo sei razza di bastardo?" Rumore di vetro infranto. "ovunque tu sia, cerca di tenere giù le mani dalla mia donna, se note lo sfascio questo cazzo di bar!!" Più vetro si frantuma contro il pavimento.
L'Oste è allibito. Non conosce la voce. Non sa perchè quel pazzo si sia infilato nel bar, nè perchè si stia scolando tutto l'alcol a cui riesce ad accedere. Non ha idea di chi sia "la sua donna". Ma una cosa la sa: non deve osare profanare il MaiDireBar!
Questa storia andrebbe finita! :)
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